domenica 12 dicembre 2010

Perché la gente fa schifo?

"Riaffiorò il ricordo del padre. Dal momento in cui l'aveva visto indietreggiare davanti a due ragazzi di dodici anni, lo aveva immaginato spesso in questa situazione: è su una nave che affonda; le scialuppe di salvataggio sono poche e non ci sarà posto per tutti; perciò in coperta c'è una ressa furibonda. Il padre in un primo momento fugge con gli altri verso la murata, ma quando vede che tutti si urtano, pronti a calpestarsi, e quando infine una signora furiosa lo colpisce con un pugno perché lui le impedisce di passare, improvvisamente si ferma e poi si mette in disparte. E alla fine resta a guardare, mentre le scialuppe stracolme di gente che urla e bestemmia calano lentamente tra le onde burrascose.
     Che nome dare all'atteggiamento del padre? Vigliaccheria? No. I vigliacchi temono per la loro vita e quindi per la vita sanno anche battersi furiosamente. Nobiltà? Di questa si sarebbe potuto parlare se avesse agito così per riguardo verso il prossimo. Ma Agnes non credeva in questa motivazione. Di che si trattava dunque? Non sapeva rispondere. Di una sola cosa era sicura: su una nave che affonda e dove è necessario battersi con altra gente per poter salire sulle scialuppe di salvataggio, il padre sarebbe stato condannato a morte in partenza.
     Sì, questo era certo. La domanda che ora si poneva era la seguente: suo padre provava odio per la gente della nave, così come lei lo aveva provato per la motociclista o per l'uomo che l'aveva derisa perché si copriva le orecchie? No, Agnes non riesce ad immaginare suo padre capace di odiare. L'inganno dell'odio sta in questo, che ci lega al nostro avversario in uno stretto abbraccio. Qui sta l'oscenità della guerra: l'intimità del sangue reciprocamente mescolato, la lasciva vicinanza di due soldati che si trafiggono guardandosi negli occhi. Agnes era certa che proprio quell'intimità faceva ribrezzo al padre. La ressa sulla nave gli ripugnava a tal punto che preferiva annegare. Trovarsi a contatto fisico con uomini che cercano di spingersi via l'uno con l'altro e di mandarsi a morte a vicenda gli sembrava molto peggio che finire la vita da solo nella limpida purezza delle acque."

(Milan Kundera, "L'immortalità")